domenica 21 giugno 2015

Niente di nuovo

Mi rendo conto con orrore che questo è il primo post dell'anno 2015. Vabbè, non è che ci sia granché da dire. Anche se invece c'è, e sono io che tendo a ridurlo a niente perché quello che vorrei ci fosse da dire... Non c'è.

Non ho mai dedicato spazio in questo blog al mio lavoro, quel lavoro che tanto avevo desiderato, per cui avevo fatto tanti sacrifici. Quel lavoro c'è stato, alla fine, per due anni e mezzo. E adesso non c'è più. Quel lavoro non è stato quello che avevo sognato (cosa lo è?), ma si è trasformato in una fonte di ansia. Ansia che in un periodo della mia vita mi ha quasi divorata, togliendomi l'aria e il respiro e la voglia di vivere, ma soprattutto togliendomi il diritto di vivere le mie gravidanze come avrei dovuto viverle, con gioia e spensieratezza a casa mia dato il lavoro a rischio, invece che subendo le urla di una capa che sfogava le sue frustrazioni addosso a me ricordandomi che le mie colleghe poverine erano stanche di sostituirmi, come mi permettevo io di stare a casa per le perdite? Vabbè.

Ho ingoiato, ingoiato, ingoiato. Chiesto scusa per cose di cui non avevo colpa, sopportato colleghe che mi parlavano alle spalle, sputato in faccia il mio dolore che bontà loro non hanno mai capito in più di una riunione, litigato con l'unico là dentro che mi comprendesse fino in fondo, riallacciato i rapporti, ripreso a sperare, sconfitta ancora, e ancora, e ancora. E un bel giorno, semplicemente, ho detto basta. Con la morte nel cuore e con l'ultimo briciolo di dignità che mi era rimasto, ho detto basta. Basta soprusi, basta essere comandata da un'incompetente, basta elemosinare lo stipendio e sentirsi ridere in faccia perché dopo sette mesi che non ti pagano hai osato alterarti un po'.

E così adesso sono qui, con delle lunghe giornate tutte uguali davanti, a contare il tempo che mi separa dall'unica cosa importante. Sei mesi che abbiamo ripreso la ricerca. Sei mesi di speranze, di illusioni, di test negativi bagnati di lacrime e fatti a pezzi con il cacciavite per cancellare la beffarda scritta non incinta. Una volta ero una di quelle donne che ora quasi odio, che non facevano neppure in tempo a pensare di volere un figlio e ops, eccole incinte. Ma non sono più quella. Non più.

Questo è il sesto mese che ti cerco amore mio, ma stavolta, proprio stavolta che sono imbottita di una quantità di pilloline magiche che dovrebbero aiutarti ad arrivare finalmente da noi, te la prendi proprio comoda. Solo che mamma è stanca eh? Sono passati venti mesi dall'inizio di questa ricerca. Venti lunghissimi mesi, due aborti e tante lacrime. E non posso fare a meno di chiedermi quanti cavolo ne passeranno ancora.

2 commenti:

  1. eccomi alessandra.
    ricambio il tuo passaggio da me, finalmente ritrovando chi parla ai suoi bimbi passati di qui, come una mamma.
    Non si trovano blog che parlano così, te ne sei accorta?

    Fallo ancora...

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  2. Ciao Anna, mi fa piacere tu sia passata da qui. Io sono incostante con i blog, eppure una volta non era così. Avevo un diario, da ragazzina, e riempivo quaderni interi di speranze, sogni, progetti. Adesso mi racconto molto meno, e forse dovrei ricominciare. Per me, per i miei bimbi che non ci sono più e per quelli che verranno.

    Grazie per essere passata da qui. Mi impegnerò a condividere ancora.

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