venerdì 26 giugno 2015

Piacere amore, sono la mamma

Mi rendo conto melino mio che tu non sai perché dovresti venire proprio qua, proprio da me, proprio da noi.

Allore mi dico che forse dovrei farti sapere chi sono, anche se è impossibile racchiudere quasi 33 anni di vita in un post.

Sono la primogenita di tre figlie, hai due zie che non vedono l'ora di conoscerti e abbracciarti. Una delle tue zie mi ha regalato un kit per le impronte tanto tempo fa, quando il tuo primo fratellino era nella mia pancia. Un tempo credevo che non lo avrei più tirato fuori da quel cassetto, insieme alle bavette che mi aveva regalato quella che sarà la tua prozia. Anche le sue figlie, le mie cuginette, non vedono l'ora di conoscerti. Invece ora credo che al tuo fratellino maggiore non dispiacerà se le diamo a te. Perché tu arriverai amore, lo so. Non so quando nè come, ma arriverai.

Devi sapere che la tua mamma ha sempre creduto poco in se stessa, nelle sue capacità. Che adesso che ha lasciato il lavoro e che ad un colloquio si è sentita dire "Sei molto specializzata, vedo" ha pensato automaticamente "Questa mi prende in giro". La tua mamma fa un lavoro particolare, che più che un lavoro è una vocazione. Non sapeva che avrebbe fatto questo lavoro, la mamma, ci si è ritrovata quasi per caso. Sapeva solo genericamente di voler fare un lavoro che la facesse sentire importante per qualcuno. Che facesse la differenza. E la tua mamma l'ha fatta la differenza amore. Vorrei che potessi essere qui per essere fiero di me, come io non riesco ad esserlo di me stessa.

Sono un'educatrice professionale amore mio, tiro fuori il meglio dagli altri, li aiuto a credere in loro stessi e nelle loro capacità. Buffo vero? Proprio quello che non riesco a fare con me. Da cinque anni faccio questo con i ragazzi disabili. Sai cosa vuol dire aspettarti circondata da uomini e donne malati dalla nascita o per colpa di un brutto parto? Non è facile tenere l'ansia a bada, con tutto quello che ho visto in questi cinque anni. Adesso la tua mamma non fa più quel lavoro, troppe cose sono successe da quando ho capito di volerti e ho deciso che sei più importante tu. Che non vuoi una mamma sempre triste, incazzata, che quando torna dal lavoro ha bisogno di almeno un quarto d'ora di silenzio totale, per staccarsi fisicamente dal caos al quale sono abituate le sue orecchie.

Ma sai la cosa bella qual è? Che la tua mamma, a quei ragazzi, manca tanto. Che i loro genitori hanno preso di petto i cattivoni che hanno lasciato che la tua mamma andasse via per esasperazione, e hanno gridato loro a gran voce che mi rivogliono là, che devono riassumermi immediatamente. Ho pianto quando me lo hanno detto, e anche se dubito che sarò richiamata davvero, tutto questo amore mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto capire che no, non ho sbagliato a scegliere questo lavoro pesante e mal pagato. Hai visto melino mio? La tua mamma l'ha fatta la differenza, alla fine.

Ho tante passioni amore. Passioni che spero di poterti trasmettere. Abbiamo un piccolo pianoforte, in salotto. Alla fine l'ho comprato, anzi, me lo ha regalato tua zia, perché sapeva quanto lo volevo. La sonata al chiaro di luna che volevo uscisse dalle mie dita, adesso lo fa. Non intera, ancora. La tua mamma sta imparando, per prepararsi al tuo arrivo. Mi immagino a suonare il piano con un bel pancione, immagino i calcetti che mi darai in risposta alla musica. Dicono che ascoltare musica classica mentre sei ancora nella pancia renda più intelligenti, lo sapevi amore? Te ne farò ascoltare a tonnellate.

E il mare. Amore mio, nascerai in uno dei posti più belli del mondo, in questo Salento che d'estate profuma di salsedine e di sagre e di vino buono e che balla al ritmo del tamburello. Non avrai bisogno di andare in vacanza, d'estate, saranno gli altri a venire in vacanza da te. Spero che ami questa terra, e l'estate, e il mare, anche solo la metà di quanto la amo io. La tua mamma è cresciuta così, lungo tante estati pigre in cui l'unico pensiero era lasciare che il corpo venisse avvolto dall'acqua e baciato dal sole. Spero di potertele offrire anch'io, quelle estati, così come i tuoi nonni le hanno offerte a me.

I viaggi amore, la tua mamma ti porterà a fare tanti viaggi. Ho già deciso da tempo che il primo viaggio che ti offrirò sarà la Grecia, i luoghi in cui la tua mamma ha ritrovato se stessa e la voglia di essere felice in uno dei periodi più brutti della sua vita. E poi vorrei riuscire a portarti in Giappone,  prima o poi, quel Giappone che la mamma ha nel cuore come se fosse la sua seconda casa, e che è stato il luogo che ha accolto i tuoi genitori nel loro viaggio di nozze.

Avrai a disposizione una libreria piena di tutti i libri che la tua mamma e il tuo papà hanno amato, e dei fumetti che la tua mamma ha collezionato negli anni, la tua mamma che da piccola rubava di nascosto i Dylan Dog dello zio.

Sono stata una bambina felice, dalla parlantina facile e la risposta pronta. Simpatica a tutti gli adulti per il casino che facevo, le canzoni che inventavo. Un po' meno ai bambini, perché ero quella che volente o nolente finiva sempre al centro dell'attenzione, e anche se fin da piccolissima sono sempre andata a cercare i più timidi, per farli divertire e giocare (ho sempre odiato vedere le persone messe al margine), non sempre questa cosa è stata capita. Sono stata una bambina precoce, ho imparato a leggere e a scrivere che avevo tre o quattro anni, merito di una mamma che mi si è dedicata completamente.

Sai amore, non mi sento tanto cambiata da allora. Spero di poterti trasmettere un po' della me bambina, e magari anche un pezzettino dell'adulta che non sento di essere, che dopotutto non è così male (devo riconoscermelo, altrimenti il tuo papà si arrabbia).

Ma tu amore mio, tu devi fare la tua parte. La tua mamma prenderà diligentemente le sue pillole, te lo prometto. Farò diligentemente tutte le trecento punture nella pancia che mi aspettano, mi riempirò di lividi per te. Se mi dicessero che è stata sperimentata una nuova terapia che prevede di camminare a testa in giù per nove mesi per portare a termine la gravidanza, ti prometto che farò anche quello.

(ma tu arriva eh? Che la tua mamma non è particolarmente paziente, te ne sarai accorto)

(quando nascerai farò un'eccezione, giuro, che i ragazzi disabili in cinque anni hanno modellato di molto la mia pazienza e quell'istinto materno che credevo di non avere, vedrai, ti prometto che cercherò di essere la mamma migliore del mondo, per te) 

(ma l'impazienza di aspettarti e di conoscerti, quella lasciamela dai)

domenica 21 giugno 2015

Niente di nuovo

Mi rendo conto con orrore che questo è il primo post dell'anno 2015. Vabbè, non è che ci sia granché da dire. Anche se invece c'è, e sono io che tendo a ridurlo a niente perché quello che vorrei ci fosse da dire... Non c'è.

Non ho mai dedicato spazio in questo blog al mio lavoro, quel lavoro che tanto avevo desiderato, per cui avevo fatto tanti sacrifici. Quel lavoro c'è stato, alla fine, per due anni e mezzo. E adesso non c'è più. Quel lavoro non è stato quello che avevo sognato (cosa lo è?), ma si è trasformato in una fonte di ansia. Ansia che in un periodo della mia vita mi ha quasi divorata, togliendomi l'aria e il respiro e la voglia di vivere, ma soprattutto togliendomi il diritto di vivere le mie gravidanze come avrei dovuto viverle, con gioia e spensieratezza a casa mia dato il lavoro a rischio, invece che subendo le urla di una capa che sfogava le sue frustrazioni addosso a me ricordandomi che le mie colleghe poverine erano stanche di sostituirmi, come mi permettevo io di stare a casa per le perdite? Vabbè.

Ho ingoiato, ingoiato, ingoiato. Chiesto scusa per cose di cui non avevo colpa, sopportato colleghe che mi parlavano alle spalle, sputato in faccia il mio dolore che bontà loro non hanno mai capito in più di una riunione, litigato con l'unico là dentro che mi comprendesse fino in fondo, riallacciato i rapporti, ripreso a sperare, sconfitta ancora, e ancora, e ancora. E un bel giorno, semplicemente, ho detto basta. Con la morte nel cuore e con l'ultimo briciolo di dignità che mi era rimasto, ho detto basta. Basta soprusi, basta essere comandata da un'incompetente, basta elemosinare lo stipendio e sentirsi ridere in faccia perché dopo sette mesi che non ti pagano hai osato alterarti un po'.

E così adesso sono qui, con delle lunghe giornate tutte uguali davanti, a contare il tempo che mi separa dall'unica cosa importante. Sei mesi che abbiamo ripreso la ricerca. Sei mesi di speranze, di illusioni, di test negativi bagnati di lacrime e fatti a pezzi con il cacciavite per cancellare la beffarda scritta non incinta. Una volta ero una di quelle donne che ora quasi odio, che non facevano neppure in tempo a pensare di volere un figlio e ops, eccole incinte. Ma non sono più quella. Non più.

Questo è il sesto mese che ti cerco amore mio, ma stavolta, proprio stavolta che sono imbottita di una quantità di pilloline magiche che dovrebbero aiutarti ad arrivare finalmente da noi, te la prendi proprio comoda. Solo che mamma è stanca eh? Sono passati venti mesi dall'inizio di questa ricerca. Venti lunghissimi mesi, due aborti e tante lacrime. E non posso fare a meno di chiedermi quanti cavolo ne passeranno ancora.