lunedì 27 giugno 2011

Dai fuoco alla pioggia

Una birra antica e familiare, un cruciverba con le otarie, brie squagliato. Una riga di mascara viola, una matita argento che mi ingrandisce gli occhi. Un brindisi.

Al ventisette Giugno dell'anno prossimo. Al nostro matrimonio.

E io sono qui a mettere fuoco alla pioggia, a ordinare palette dagli intensissimi e improbabili colori (non vedo l'ora di truccarmi gli occhi di color verde alieno) sulla scia di una birra buona, di bollicine amiche che sanciscono il passaggio tra il ventisette Giugno di quest'anno e il ventisette Giugno dell'anno prossimo.

E mentre stamattina ero lì in giro a pensare che una parte di me amerà sempre i suoi diciotto anni, quel dramma dal quale ero così dipendente, quelle emozioni così forti da arrivare quasi a distruggermi, ora sono qui, dopo una giornatina niente male passata in gran parte sola e in minor parte con il mio futuro consorte, a pensare che le prime ore della giornata siano state niente, perché lui non c'era. A pensare che siano state bellissime, perché erano mie, mie con la consapevolezza che lui ci sarebbe stato, a un certo punto.

Perché ora posso essere serenamente me stessa, sapendo di poter tornare in un porto sicuro. Sapendo di potermi truccare di verde alieno, e di sentirmi sempre dire: "Amore, sei bellissima".

Meno un anno. Ufficiale.

giovedì 23 giugno 2011

Di caldo, smalti che se la tirano e fidanzati indovini

Ormai è ufficiale: sto per liquefarmi al suolo. Già mi vedo ridotta a un liquido denso e scuro che se ne cade giù nello scarico. Per ora è così che se ne sta andando la mia estate: giù nello scarico. Sono a metà tra l'appena scottato e il bianco mozzarella, e ci saranno quaranta gradi all'ombra. Non oso pensare alla temperatura che ci sarà il giorno del mio matrimonio. Sono tutta preoccupata per un'eventuale giornata di pioggia, e ho completamente trascurato il fattore caldo. Se fa una giornata come oggi, che faccio? Una giornata in cui i cammelli ti salutano per strada, il cielo è azzurro come una trapunta, non tira un alito di vento e l'umidità ti trasforma qualsiasi lembo di pelle nuda in colla a caldo. Io sarò là, infagottata nel mio bell'abito pesante chissà quanto (ho scoperto che i vestiti da sposa pesano, e ho il fiatone solo a pensarci), in giro per una città a cui oggi il Sahara faceva un baffo, in stupide pose plastiche a fare foto con la pancia vuota che brontola (e quando la mia pancia brontola, è sempre roba più che seria). Praticamente ci sono tutti i presupposti per trasformarmi in serial killer contro il povero fotografo (che essendo amico di famiglia e conoscendomi molto bene sta già cercando un escamotage per svignarsela). Manca ancora un anno. Stiamo calmi.

Intanto, con ai piedi il mio smaltino che se la tira (chi altri può indossare uno smalto che si chiama "L'unico e il solo"? Ah-ah, ho lo smalto snob!! - è un lilla, per la cronaca - ), stasera mi sono messa a filosofare con il mio futuro marito (che strano effetto scrivere marito, ancora devo rendermene bene conto). E boh, sarò scema io ma non riesco a condividere così facilmente le cose belle, ne sono gelosa. Abbiamo fatto un bel discorso sul significato dell'amore, su quello che proviamo l'uno per l'altra, sul nostro rapporto, su come abbiamo affrontato i problemi in questi quattro anni, su quanto ci cerchiamo ancora così affannosamente dopo tutto questo tempo (e per me una storia ancora così bella dopo quattro anni è un vero record). Stasera mi sono messa in modalità love love, ma non da adolescente, non come una volta. Questo non significa affatto che quello che provo sia meno intenso. Ho un amore maturo, un'armonia di coppia che non avevo mai avuto, una quotidianità fatta di gesti affettuosi e un fidanzato, anzi, un uomo che mi capisce. Che sa cosa sto per dire prima ancora che io pensi di dirlo. E mi rendo conto che una cosa così non si trova ogni giorno. Che ogni giorno mi chiedo se lo amo sul serio, se è proprio lui che voglio sposare, se sono disposta a passare il resto della mia vita con lui. E ogni giorno, la risposta è sempre la stessa.

La mia risposta è lui.

martedì 21 giugno 2011

Sei una cicciona senza speranze. Arrangiati.

Terranova, venerdì pomeriggio. Ispezione pre-saldi, che per me è diventata ormai un must (guarda la roba, segna a mente quello che ti piace e il prezzo, torna per i saldi, verifica la convenienza, chiediti se ti serve davvero). Bottino del giorno: una maglietta trascurabile, una gonna di jeans L e una gonna nera M.

Ora, la maglietta era davvero trascurabile, neanche mi piaceva granché quindi l'ho lasciata subito. La gonna di jeans L mi stava benissimo, il punto è che di taglie L ne avrò trovate due in croce, in mezzo a una marea di XS. E vabbè. La gonna nera l'ho dovuta provare in taglia M, la più grande disponibile, e anche questa, una delle pochissime M (che dovrebbe essere la taglia media, quella della maggior parte delle ragazze, o no?) nell'oceano di XS.

Citymoda, lunedì mattina. Un impegno alle 11, mezz'ora di tempo per cazzeggiare. Giro tra gli stand monomarca (cosa che personalmente detesto, ma giacchè c'ero...) e decido di provare un improbabile vestitino di una mai sentita (per me che sono digiuna di marche, magari invece è famosissima) Karen C. La taglia è 44. I miei fianchi non fanno neppure lo sforzo di entrarci, visto che ci resto letteralmente incastrata (chi altro può restare incastrata in un vestito da 150 euro un quarto d'ora prima di un colloquio di lavoro? Ah-ah!). L'anno scorso ho acquistato una gonna di jeans taglia 44 da Promod, e quest'anno mi sta larga. C'è qualcosa che non mi torna.

Forum matrimonio.it, mio personale croce&delizia, giorno imprecisato. Mi cade l'occhio su un articolo che insiste sul conoscere il proprio corpo per capire il tipo di abito più adatto al gran giorno. Vado dritta verso la taglia 46 (anche se sono dimagrita è un'abitudine troppo consolidata), pronta a leggere le solite cretinate (che non mancano, infatti) sul fatto che "se sei una cicciona senza speranze devi mettere assolutamente un orrendo abito stile impero per sembrare appena decente" (senza trascurare la magnifica e originalissima "se sei una cicciona senza speranze sposati in bianco ma con una microscopica borsa fuxia, la gente sarà tanto impegnata a sconvolgersi per la borsa che il fatto che sei una cicciona senza speranze passerà in secondo piano"), e mi trovo la foto di una ragazza al limite dell'obesità. Accanto alla scritta "taglia 46". Una ragazza quasi obesa, che avrà svariate taglie in più della 46. C'è qualcosa che decisamente non mi torna.

Ora, le cose sono due: o sono una cicciona senza speranze, o qualcuno qua sta pigliando per culo milioni di ragazze normali, convincendole di essere ciccione senza speranze.